Monologo di Medea - Civiltà Greca

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Uccidere o non uccidere
Nel monologo più famoso del teatro greco Medea dibatte con se stessa, in un crescendo di suspense, se deve uccidere o no i suoi figli. In ultimo, il bisogno di punire Giasone e il timore di essere derisa dai propri nemici prevarranno sul sentimento materno.
MEDEA: O figli, miei figli! Ecco che voi dunque una città avete, una casa che ormai, lontani da me, privi della vostra madre infelice, abiterete per sempre. [...] Io andrò altrove, esule in terra straniera, senza aver goduto di voi, senza vedervi felici, prima di avervi preparati i lavacri e adornata la sposa, [...]. Cari figli, invano per voi affanni e pene soffersi, invano acute doglie a partorirvi mi lacerarono il fianco.
Quante speranze, infelice, in voi avevo riposte! Che un giorno avreste nutrito la mia vecchiezza e che, morta, pietosamente le vostre mani, gradito pensiero ai mortali, mi avrebbero sepolta. Ora la dolce speranza è caduta. Priva di voi, ho davanti a me un’assai penosa e dolorosa vita. Non più voi coi cari occhi vostri vedrete la madre. Per altri lidi, per altra vita, voi sarete partiti. Ahimè, perché, figli, mi guardate così, perché mi sorridete così! È l’ultimo vostro sorriso questo per me. Ahi, che faccio? Solo ch’io veda di queste creature il luminoso occhio sereno, il cuore mi manca. Non posso. Via da me questo pensiero. Perché devo io, per punire il padre loro, fare male ai miei figli e procurare a me stessa un male più grande? No, non posso. Via questo pensiero. Ma poi? Che faccio, che dico? Vorrò io diventare oggetto di risa e di scherno lasciando impuniti i miei nemici? Debbo avere coraggio. E vergogna di questa viltà; e di piegare l’animo a questa mollezza di parole. Andate, figli, rientrate nella casa. Se poi alcuno creda di non potere assistere al mio sacrifìcio, provveda come vuole. La mia mano non tremerà. Ahi ahi, non più mio cuore, non più! Non fare questo! Lasciali, sventurata, lasciali andare, risparmia i tuoi figli! Anche lontani da me, purché vivi, mi daranno conforto. Ma no, per gli dèi dell’Ade, no, per gli dèi della vendetta, non sarà mai che i miei figli io li abbandoni all’oltraggio dei nemici. Tutto è deciso perché tutto è inevitabile ormai. [...] Che io li saluti: un’ultima volta. 

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