Approfondimenti - Civiltà Greca

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Epinici e giochi panellenici
Epinicio significa letteralmente “canto per la vittoria" ed è una forma lirica corale scandita in 3 momenti (l’occasione, il mito, la gnome), strettamente legata ai grandi giochi panellenici o anche a competizioni meno rilevanti e famose. Spesso l’ambiente naturale in cui la gara aveva avuto luogo veniva rammentato nel corso del carme, nei brevi versi che rievocavano il contesto della gara vittoriosa Gli epinici potevano essere brevi e talora eseguiti nei luoghi stessi in cui si era svolta la competizione, da parte d i un coro composto da chi aveva accompagnato il vincitore, ma più di frequente l’esecuzione avveniva al ritorno in patria in un contesto simposiale. all'aperto (in una piazza davanti ad un tempio) o nella casa del vincitore. È attestato anche il caso in cui un poeta preparava due odi in occasione della stessa vittoria una breve, veniva eseguita subito dopo la vittoria un’altra, più ampia, dopo il rientro in patria dell’atleta vittorioso. Gli agoni panellenici rappresentavano dunque i momenti privilegiati in cui, accanto alle imprese atletiche, si svolgevano anche gare musicali e costituivano uno dei pochi momenti in cui i Greci avvertivano la propria, comune, identità.
Soprattutto quattro grandi feste si tenevano, a intervalli regolari, in tutto il mondo greco:
le "Olimpiadi" a Olimpia, nel nord-ovest del Peloponneso:
le “Pitiche" a Delfi, nella Grecia centrale:
i giochi di Nemea, a nord del Peloponneso:
le “Istmiche" a Corinto.
Esse richiamavano competitori greci venuti da ogni parte, ma gli stranieri non vi erano ammessi.
La più importante di queste feste era la gara di Olimpia, in onore di Zeus Olimpio: era stata instaurata nel 776 a.C., e ricorreva a intervalli di quattro anni. Per il loro prestigio universale i giochi Olimpici divennero normativi in tutta la Grecia ovunque si celebrassero agoni e l'intervallo di quattro anni fra le celebrazioni (detto “Olimpiade’’) fu usato come sistema di datazione: ad esempio, i Greci collocavano la battaglia di Maratona nel terzo anno della settantaduesima olimpiade. Quando si avvicinava la data delle competizioni, dall’Elide (lo stato del Peloponneso nordoccidentale in cui  era Olimpia) partivano araldi per proclamare una tregua sacra in tutta la Grecia: chiunque fosse entrato in Elide armato durante la festa, sarebbe stato arrestato come prigioniero di guerra. I giochi avevano luogo in agosto, e duravano cinque giorni; le gare comprendevano corsa a piedi e a cavallo montato e aggiogato, lotta, pugilato, pancrazio (lotta e pugilato insieme) e pentathlon (salto, corsa, disco, giavellotto, lotta).
Il premio per i vincitori era simbolico: una corona di olivo selvatico, ricavata dall’albero sacro che cresceva nel recinto di Zeus.
Le gare Pitiche, in onore di Apollo Pizio, risalivano al 582 a.C. e venivano celebrate a Delfi ogni quattro anni, in aprile, nel terzo anno di ogni olimpiade. Alle gare atletiche si aggiungevano anche competizioni musicali. Il premio per i vincitori era simbolico: una corona di alloro colto nella valle di Tempe.
I giochi di Nemea erano celebrati in onore di Zeus e avevano luogo in luglio, nel secondo e nel quarto anno di ogni olimpiade; l’inizio delle competizioni risale al 573 a.C. Il premio per i vincitori era simbolico: una corona di sedano fresco.
A Corinto le Istmiche erano celebrate in onore di Posidone; istituite nel 581 a.C. si tenevano in aprile, nel secondo e nel quarto anno di ogni olimpiade. Il premio per i vincitori era simbolico: una corona di sedano selvatico secco.
Tutti questi giochi furono celebrati ininterrottamente fino al 391 d.C., quando un editto dell'imperatore Teodosio proibì le feste pagane.
Se il premio ufficiale per i vincitori nelle gare atletiche era simbolico, il premio reale era ben altrimenti consistente: numerose città riconoscevano infatti una consistente pensione a coloro che le avevano onorate vincendo una ga'a di quelle più prestigiose; sappiamo che il governo di Roma dovette intervenire nei bilanci delle città indebitatesi per corrispondere vitalizi ai propri atleti.
Era soprattutto la gloria la degna ricompensa per i vincitori: al ritorno nella città natale per un vincitore olimpico era aperta una breccia nelle mura per accoglierlo degnamente, e in Atene lui e i suoi discendenti avevano il diritto di prendere i pasti nel Pritaneo (diritto spettante ai cittadini illustri). Ancora: catturato in battaglia Dorico di Rodi, fu lasciato libero dagli Ateniesi per i suoi meriti atletici, benché combattesse dalla parte spartana.


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