L'età di Pericle 2 - Civiltà Greca

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Nel 445 a.C, considerati i costi e le difficoltà di un'espansione nella Grecia centrale, Pericle si decise a negoziare la pace con Sparta. In base agli accordi, di durata trentennale, Atene
manteneva l'egemonia sul mare e sulla Lega di Delo, Sparta sul Peloponneso.
RICCHEZZA E NUOVI SPAZI URBANI NELLA CITTA’ EGEMONE
La nuova Atene monumentale
Pericle si dedicò a consolidare il ruolo egemonico di Atene anche trasformandone il volto monumentale, attraverso grandi opere pubbliche. Venne fortificato con una doppia cinta muraria il corridoio tra Atene e il Pireo, affinché la
città non rimanesse isolata dal porto in caso di attacco: erano le Lunghe mura, già avviate da Temistocle. Fidia, uno dei più grandi artisti dell'antichità, fu incaricato di ristrutturare e ampliare l'acropoli,
che ancora portava i segni dell'occupazione persiana. Vennero costruiti i Propilei, l'ingresso monumentale all'acropoli, e sulla sommità vennero eretti il Partenone, il magnifico tempio
dedicato alla dea protettrice della città. Atena, e altri edifici religiosi. Anche il resto della città, specie la zona dell'agorà, fu abbellito da nuovi edifici e opere urbanistiche. Va da sé che un simile programma edilizio era molto costoso. Pericle lo finanziò coi i fondi della Lega di Delo, ormai del tutto asservita ad Atene.
Il Pireo, porta sul Mediterraneo
Il Pireo divenne il fulcro dei traffici commerciali: qui attraccavano navi dall'Egitto, dalla Sicilia e dal mar Nero cariche di grano, dalla Tracia cariche di legname, mentre le navi ateniesi salpavano per esportare vino, olio, manufatti di pregio.
Il porto divenne il centro pulsante della vita economica ateniese, frequentatissima da genti provenienti da ogni angolo del Mediterraneo. Fra i servizi di supporto al commercio c'erano quelli che oggi chiameremmo finanziari: cambio delle moneta straniere, deposito di denaro, prestito a interesse. Infine, molto attivi erano i cantieri dove si costruivano alacremente navi sia commerciali sia militari.
LA CULTURA NELL’ ETÀ CLASSICA
Atene, città-faro della cultura greca
Durante il periodo aureo ricordato come l'età di Pericle, Atene divenne il centro più importante della cultura greca, dalla filosofia alla letteratura, dall'arte plastica e l'architettura alla drammaturgia e alle scienze. È un ruolo che Atene conserverà a lungo e che ne segnerà per sempre l'identità, anche quando le sue fortune politiche declineranno. Molto di questa stagione creativa ineguagliabile si deve a Pericle stesso, che riunì intorno a sé una cerchia di grandi personalità
intellettuali e artistiche, come lo scultore Fidia, il filosofo Anassagora, lo storico Erodoto. Ma essa dipese anche da profondi cambiamenti nella mentalità e nella società.
Una civiltà politica fondata sulla parola
Uno degli elementi più innovativi e straordinari dell'esperienza democratica ateniese fu l'importanza attribuita alla parola Questo ruolo della parola, del parlare in pubblico, aveva due aspetti principali:
· la libertà di espressione (parresìa);
· la parità di diritto di prendere la parola nelle istituzioni pubbliche (isegorìa).
Il potere non era più prerogativa degli aristocratici, ma apparteneva alla massa dei cittadini (almeno in linea di principio) e si esercitava sotto gli occhi di tutti, nelle assemblee o nei tribunali. Divenne quindi necessario il "parlare bene", cioè maturò la consapevolezza che occorreva saper esporre con chiarezza le proprie idee, saper convincere, per indirizzare le idee e le posizioni del pubblico sull'obiettivo voluto. "Parlare bene" divenne insomma una dote politica tra le più
importanti, indispensabile per avere successo. Era una tecnica, un'arte, e non mancarono maestri specializzati che si misero a insegnarla. Fra questi, i sofisti. I sofisti ("sapienti") non erano portatori di un sapere rivolto a una piccola cerchia di discepoli, mettevano invece le loro conoscenze a disposizione dell'intera comunità o, più precisamente, di chiunque fosse disposto a pagarli.
Saper parlare e saper persuadere: la retorica
I sofisti offrivano soprattutto un sapere pratico, che veniva incontro all'esigenza di "parlare bene". E se la vita pubblica richiedeva principalmente la dote dell'eloquenza, la capacità di persuadere come forza e virtù del cittadino di successo, come arma indispensabile per emergere in politica, ecco ciò che i giovani andavano a imparare da quei professionisti del sapere: l'arte della parola,che si chiamava "retorica" ed esercitava a discutere su tutto, a dimostrare la propria tesi con la sottigliezza del ragionamento. Per acquisire tale sapere gli ateniesi ricchi erano disposti a pagare ai sofisti onorari anche cospicui.


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