Aretusa e Alfeo 2 - Civiltà Greca

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Me la getta addosso. Il fiume mi cerca, la caligine
mi avvolge, ignaro lui gira due volte attorno alla nube,
finché a caso,si ferma nel punto dov’ero nascosta
e due volte - Ehi, Aretusa! Ehi, Aretusa! – mi chiama,
Che cosa provai io, poverina? Forse, quel che prova
L’agnella se sente i lupi ringhiare intorno all'alto ovile,
o la lepre, se nascosta nel folto scorge le fauci ostili
dei cani e non osa fare alcun movimento col corpo.
Ma lui non se ne va: non vede più oltre impronte di piedi, 
tiene d’occhio la nuvola e il posto.
Un freddo sudore pervade le membra assediate, da tutto il 
corpo stillano gocce azzurrine,
e se sposto il piede, si forma una pozza, dai capelli
cola rugiada, più celermente di quanto ci metta a dirlo
mi trasformo in acqua. Il fiume riconosce allora
nell’acqua l’amata e, lasciato l’aspetto umano di prima,
si muta nella propria acqua, per mescolarla alla mia.
La dea di Delo apre la terra e io, precipite, in buie
caverne arrivo a Ortigia, che, a me cara dal nome
della mia dea, per prima mi riporta all’aria di fuori.


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