Biografia - Civiltà Greca

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Dati biografici
Commediografo greco nato verso il 445 a.C. e morto circa nel 385 a.C.. Poco è noto della sua vita: nacque ad Atene nel demo Citadenèo della tribù Pandionide. Scrisse 44 commedie, ma solo 11 sono di datazione sicura: Acarnesi (425), Cavalieri (424), Le Nuvole (423), Vespe (422), Pace (421), Uccelli (414), Tesmoforiazuse e Lisistrata (411), Rane (405), Ecclesiazuse (392), Pluto (388). Ebbe tre figli: Ararote, Filippo e Nicostrato, commediografi anch'essi. Riportò quattro volte il primo premio nelle gare poetiche, tre volte il secondo, una volta il terzo, superando così ogni altro commediografo.
TRAMA
Composta dapprima per le Dionisie del 423 a.C. e accolta piuttosto freddamente, "Le nuvole" fu in seguito rielaborata da Aristofane. È appunto questa seconda stesura che è giunta fino a noi. Il contadino Strepsiade non riesce a dormire: pensa ai suoi debiti e agli interessi che dovrà pagare alla fine del mese. Il figlio Fidippide, invece, ronfa tranquillo, sognando i cavalli e le corse in cui spende tutto il denaro paterno. Strepsiade, rimpiange la sua semplice vita di campagna prima del disgraziato matrimonio con un'aristocratica e raffinata gran dama, dalla quale il giovane Fidippide ha ereditato l'inclinazione agli agi e al lusso; persino, sul nome da dare al figlio i due sposi avevano stentato a raggiungere un accordo: lei ne voleva uno in "ippo", da cavaliere, lui lo voleva chiamare Fidonide, "uno che risparmia"; e si erano decisi per Fidippide. D'improvviso al vecchio si presenta una soluzione. Sveglia il figlio e gli propone di entrare nel Pensatoio di Socrate per apprendere la pratica sofistica del "rendere più forte il discorso più debole", in modo da eludere i creditori. Di fronte al rifiuto di Fidippide, non esita a farsi egli stesso scolaro.
Quindi si reca al pensatoio e vi incontra gli individui più strani; ad un certo punto scorge, in una cesta sospesa per aria, il celebre filosofo Socrate: per ottenere quanto desidera - gli dice il maestro- dovrà abbandonare i vecchi dei e affidarsi alle nuvole (il coro), le sole vere divinità. Esse compaiono: promettono di aiutare Strepsiade a divenire un oratore imbattibile e lo affidano a Socrate.
Nella parabasi per bocca della corifea Aristofane si lamenta della scarsa fortuna di questa sua commedia, già rappresentata precedentemente; ricorda il successo di altre sue opere, rivendicando la propria capacità di proporre sempre argomenti nuovi, senza servirsi di mezzi volgari per suscitare il riso. Polemizza, infine, con gli Ateniesi che hanno rieletto ad alte cariche l'odiato Cleone e li incita ad arrestarlo per furto e corruzione. Le lezioni, tuttavia,confondono le idee al semplice Strepsiade, che costringe Fidippide ad entrare in sua vece nel pensatoio. Qui il Discorso giusto e il Discorso ingiusto, personificati, si contendono in un agone la palma del migliore: alla fine, Fidippide sceglie il Discorso ingiusto e spiega al padre con quali mezzi può evitare di rimborsare i creditori. Dopo però lo picchia, dimostrandogli con quegli stessi mezzi di aver proprio ragione: quando era bambino, infatti, Strepsiade lo aveva percosso più volte per correggerlo; ora che è diventato adulto, il figlio si limita a rendergli il favore, del resto "i vecchi"-dice- "sono due volte bambini; anzi è giusto che ne prendano più i vecchi che i giovani, perché meno dei giovani dovrebbero sbagliare". Ma quando Fidippide minaccia di picchiare anche la propria madre, il vecchio fuori di sé, si precipita a dar fuoco al pensatoio. La commedia oggi appare come una delle più riuscite del poeta per la capacità di trasferire situazioni contingenti in una dimensione universale, eternando in Strepsiade e Fidippide il perenne conflitto delle generazioni ed il problema di una corretta scelta educativa: un tema trattato da Aristofane col genio di una comicità smagliante.
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